Educazione civica a scuola: da settembre sarà presente con uno specifico voto in pagella. Le linee guida hanno finalmente completato il quadro offerto dalla legge 92 del 2019, anche se restano oscillazioni interpretative e la macchina della attuazione della legge sembra decisamente ferma, messa in ombra dalla agitazione per la ripartenza emergenziale della scuola a settembre.
Da quando Aldo Moro inserì l’insegnamento della educazione civica a scuola, raramente si è interrotta l’ accesa discussione fra gli esperti e nello stesso tempo l’ ampia disattenzione dell’opinione pubblica, e purtroppo spesso anche del mondo della scuola, sulla sua natura e sulle modalità di realizzazione.
I nodi da sciogliere sono sempre stati centrati sulla dimensione disciplinare: si doveva trattare di una materia aggiuntiva, formalmente strutturata e affidata ad un docente specialista, o di una disseminazione di attivazioni concordate e trasversali a partire da diverse discipline?
La legge ha un forte sapore di compromesso e non scioglie del tutto le ambiguità: difatti prevede un voto riservato alla educazione civica, ma non un orario dedicato (anche se fissa un minimo di un’ora alla settimana, ma senza prelevarla dall’orario di una materia in particolare, e senza aumentare il monte ore complessivo). Indica uno specialista in materie giuridiche come titolare, ma proclama la trasversalità dell’approccio attribuendo la responsabilità a più docenti, ove mancasse un docente di profilo giuridico nell’organico della scuola. Indica un coordinatore fra i docenti come colui che propone il voto, ma assegna alla decisione collettiva del consiglio di classe la sua attribuzione (cosa che peraltro è vera per qualsiasi disciplina).
Dal rientro a settembre l’attuazione di questa innovazione richiederà parecchio lavoro: come organizzare un curriculum di educazione civica? Fra quali discipline e con quali criteri distribuire l’impegno?
La legge nazionale prevede una lunga lista di tematiche attinenti alla educazione civica, che già le Linee guida nazionali hanno però sfrondato accentuando la valenza di tre principali aspetti: 1) La Costituzione italiana, le istituzioni europee e le articolazioni della Repubblica, 2) L’Agenda 2030 dell’Onu e lo sviluppo sostenibile, 3) Cittadinanza digitale.
Bisognerà vedere se e come il Trentino recepirà la legge e come reinterpreterà le Linee guida, magari avendo la possibilità, nella sua autonomia, di correggere alcune debolezze della legge nazionale.
Chi, come me, ha sempre avuto caro e ineludibile un insegnamento che avvicinasse, sollecitando un pensiero critico e personale, le discipline alle realtà della attualità sociale e della convivenza civile, sa bene che l’educazione civica da sempre, comunque si chiamasse, andava fatta. Forse non tutti, ma in molti l’abbiamo fatta. Abbiamo fatto educazione civica in modo autonomo, per spontaneo convincimento, o sotto il dettato della norma che più volte, con modalità e con denominazioni diverse l’ha introdotta ( per esempio, nell’esame di Stato una parte del colloquio si svolge già su Cittadinanza e Costituzione).
Adesso però diventa una sfida per tutti.
Alcuni insegnanti sono pronti, da sempre convinti della importanza di quella risonanza continua fra i contenuti della loro materia ed il pensare il mondo di oggi e la convivenza civile. Altri sono riluttanti e distratti, convinti che non tocchi a loro varcare il recinto della disciplina o timorosi di affrontare temi che loro stessi come cittadini ignorano o rimuovono.
Senza una formazione ad ampissimo raggio non sarà certo possibile superare questi ostacoli. Però siamo a metà luglio, e gli insegnanti stremati da didattiche a distanza e preoccupati per la ripartenza non sono nella migliore forma per lanciarsi in un territorio così complesso. Ci vorrà tempo, ma una direzione va data e i primi passi vanno fatti. In fondo la stessa emergenza sanitaria ci ha insegnato come davvero e in concreto la salvezza individuale dipende anche dal civismo di ognuno e dalla salvaguardia della sanità come bene di tutti.